The Matrix 4, Analisi del primo atteso trailer
Avevo paura, paura di ricevere nelle mani la pillola blu e la pillola rossa. Ho guardato nello specchio e ora ho la certezza.
Quando si parla di un franchise come The Matrix, ci si pone dinanzi a una forte cultura underground figlia degli anni ’80. Sono i tempi della nascita del cyberpunk, della tecnologia portata all’estremo, della robotica, della digitalizzazione. Una cultura che attraverso radici fatte di silicio ha pervaso tutto l’underground delle varie mode degli anni ’90 fino a forare l’asfalto nel 1999 con il primo The Matrix.
A quei tempi era un miracolo della tecnica, effetti speciali mai visti, rotazioni di camera che ricordavano i fratelli Lumière con fotogrammi scattati singolarmente da più di 100 camere per fermare un istante come un processo digitale in pausa. Le torsioni impossibili, i programmi di controllo, tutto spiegato con semplicità e immediatezza. Il popolo ha accolto con entusiasmo questa perla, poi continuata con un discutibile The Matrix 2 – Reloaded, il poco meno discutibile The Matrix 3 – Revolution, l’incredibile serie di corti Animatrix e la lunga serie di videogiochi in cui brilla The Matrix: Path Of Neo del 2005.
Una sub-cultura che sale un gradino divenendo cultura pop per poi spegnersi nuovamente e inabissarsi tra i cavi plastici di una visione veggente. The Matrix, come un oracolo, ci aveva messo davanti a ciò che sarebbe stato di lì a qualche anno il futuro, il nostro attuale presente, abbracciando in pieno il concetto di fantascienza che con tematiche affini avremmo visto poi solo in Mr Robot.
Ma, preamboli storici a parte, tuffiamoci tra i pixel del trailer. Vi suggerisco di vederlo a 1080p per una questione di dettagli ma, in ogni caso, li vedremo insieme a breve:
Buon Giorno Signor Anderson
Inizio con il dirvi che non mi soffermerò eccessivamente su dettagli di poco conto, alcune figure sono quelle iconiche dei film precedenti e le accennerò soltanto per chiarezza. Uno dei primi frame che ci può far sorridere è sicuramente quello col gatto nero. Gatto che, per chi ricorda, è presente all’interno di Matrix più volte quando compaiono dei Glitch di sistema e poi successivamente nella scena finale di The Matrix 3. I gatti sanno cose, i gatti vedono cose, lo sappiamo tutti.
Un dettaglio molto importante è poco più avanti, quando si parla di sogni:
Possiamo notare un riquadro interno e un riquadro esterno. Una prospettiva che gli studiosi del cinema avranno riconosciuto come lo schema prospettico di Kubrick a punto di fuga centrale, o quasi. Nella scena, il punto di fuga è laterale con Neo che cammina in obliquo verso sinistra, ma il riquadro di realtà è sottolineato per alcuni millesimi di secondo ponendo quello che a noi sembra un film all’interno del film con una dissonanza prospettica. Di contro, Neo stesso sente che qualcosa non va nel suo “sogno”, rimarcando questo sfasamento di punti di vista incorniciato dal gioco di strutture creato dal codice.
Non usiamo quella parola qui
Sono sicuro che vi sia già venuto un gran mal di testa. Siamo però solo all’inizio di un percorso ricco di esplosioni celebrali. Il prossimo dettaglio riguarda il nostro amato Neil Patrick Harris di cui tutti avevano un po’ timore per via della sua figura molto luminosa. Non tutto è oscuro in The Matrix e ora vi darò qualche dettaglio succulento della sua scena:
A parte il calzino molto interessante, troviamo il vestiario dello psicologo abbastanza specifico. Maglioncino blu che nasconde una camicia a quadri rossa, occhiali blu e un’espressione molto pacata. Il contrasto cromatico adottato già dal primo The Matrix e poi divenuto una forma di scontro tra realtà e finzione viene espresso in questo frame in maniera molto esplicita e merita un plauso alla regista Lana Wachowski che non ha lasciato praticamente nulla al caso. Purtroppo non sono leggibili i titoli dei libri ma sono sicuro che si potrebbe trovare qualcosa di interessante anche lì.
Torniamo al punto. Maglione blu, una realtà fittizia che copre la verità nella sua totalità (camicia rossa a quadri). Un punto di vista simulato, metaforizzato dagli occhiali blu senza contare gli occhi azzurri stessi dell’attore che rendono esponenziale questo richiamo alla messa in scena della realtà digitale. Questi, però, sono dettagli che forse già con una prima visione è possibile notare senza problemi; il dettaglio che vi presento ora è però molto più succoso, succoso quanto la linfa di un frutto marcio.
Perché questo esempio? Subito spiegato. Sul secondo scaffale della libreria di sfondo è presente una farfalla, tale Morpho Menelaus, farfalla dai colori metallici e molto famosa nel cinema e nella fotografia per la sua naturale bellezza. Questo oggetto, lasciato qui come dettaglio apparentemente innocuo o riempitivo, è un po’ troppo sgargiante secondo me. Infatti possiamo trovare nella storia della farfalla una metafora delle macchine che come la suddetta succhiano linfa vitale dagli esseri umani per alimentarsi. Si unisce così poi anche alla costruzione della scena ponendo le macchine alle spalle dello psicologo.
Ancora, un applauso a Lana.
Non pensare di colpire, colpiscimi
Sono sicuro che avrete trovato un po’ dei personaggi famosi, in questo trailer, diversi dagli originali. Morpheus non è più interpretato da Lawrence Fishburne e questo ancora non sono riuscito a digerirlo appieno per la bravura dell’attore. Sono altrettanto sicuro che però Yahya Abdul-Mateen riuscirà a farsi valere e sarà iconico per la nuova generazione di spettatori. Questo piccolo preambolo era necessario poiché la scena che sto per analizzare è una quasi riproposizione del primo allenamento di Neo contro Morpheus. La differenza è nell’apertura della scena, un’estensione esterna che prima non aveva.
Nel precedente film, infatti, dopo l’indottrinamento forzato di Neo alle arti marziali, il buon capo della Nabucodonosor lo sfida in un allenamento simulato. Qui però invece che in un programma ci troviamo in uno spazio aperto, per la precisione vicino al Rakotz Bridge o “ponte del diavolo” in Sassonia:
Questo ponte ha una simbologia specifica che possiamo adattare molto bene con quella di The Matrix. La sezione visibile in superficie si riflette nell’acqua creando un cerchio perfetto. Accostato alla nostra conoscenza del personaggio di Neo, capace di enorme potenza sia nella realtà fisica che nella simulazione digitale, ci porta a pensare il luogo come un oggetto simbolico, una medaglia formata da uno specchio acquatico dove Realtà Fisica e Realtà Simulata insieme creano un cerchio perfetto.
Trinity, ancora tu?
Lo so, siete stanchi ma la curiosità è come una droga che consuma le tue carni. Lo stesso è stato per l’amore che Trinity ha per Neo che l’ha condotta ad una fine non molto felice, due volte:
In questa scena potrebbe essere riassunta la visione del loop temporale del film. Del perché ci siano diversi attori ma con gli stessi personaggi. Quella Zion che mille volte è caduta e mille volte è stata ricostruita. Insomma, la chiave su cui la regista deve fare molta attenzione per non far cadere tutto come un castello di carte poco stabile. A una prima visione ho pensato che in questa scena vi fossero tutte le incarnazioni di Trinity fino a quel momento vissute, riunite un po’ come un One For All di My hero academia. Poi ho guardato bene e, in effetti, gli attori presenti sono soltanto due, Carrie Ann-Moss e Jessica Yu Li Henwick, il cui ruolo non è stato ancora specificato.Â
Potrebbe essere quindi Carrie Ann-Moss solo un avatar di Jessica Yu Li Henwick? Non ci è dato sapere, anche perché nelle scene successive si vede l’attrice dei vecchi film risvegliarsi dalla capsula di biosostenimento delle macchine.
Tornare in Matrix?
L’uscita prevista per il film nei cinema italiani è il 1 gennaio 2022. Non so ancora se potremo segnare questa data come abbiamo fatto per il 7 Maggio 1999 ma di sicuro avremo delle belle sorprese e una maturità cinematografica della regista di un altro livello.
Vi aspetto per l’analisi del prossimo trailer e intanto vi lascio con un Frame Bonus che mi ha fatto sorridere per la semplicità con cui viene inserita una scena del film precedente nel suo sequel. Solo in Matrix.
Daniele “MrInk” Ferullo