Tenebre e Ossa, il fantasy al tempo degli Zar
Tenebre e Ossa è la nuova serie Netflix che aspettavamo da tempo ma… è davvero all’altezza di quelle aspettative?
Ai primi annunci dell’uscita di questa serie, ricordo di aver sorriso. Colori, trama, stile delle locandine e dei trailer sembravano brillare di originalità ma dentro di me sapevo che quelle aspettative potevano essere tradite (Si, Cyberpunk 2077, hai segnato la mia vita). Quando poi è stata davvero rilasciata dopo i rinvii mi sono avvicinato con desiderio ma con un occhio scettico.
Tenebre e Ossa, la trama
La serie affonda le proprie radici nel lavoro di Leigh Bardugo, autrice americana che ha deciso di basare l’ambientazione della sua trilogia in un periodo storico e ambientale molto particolare. Un impero Zarista nel 1800. Questa scelta è decisamente un punto focale di tutta la struttura narrativa.
A partire dai nomi tipicamente russi fino ad arrivare ai richiami alle lotte intestine e rivoluzionarie date dalla tirannia, la storia si divincola tra manipolazioni, tradimenti e rivoluzioni. La chiave fantasy, in questo, si fa sentire immediatamente. I Grisha, le figure da cui prende nome l’universo della trilogia, sono una razza umana capace di praticare la “piccola scienza”, una sorta di magia che evoca o manipola gli elementi naturali come il fuoco, il vento, l’acqua o organici come il flusso sanguigno.
La protagonista è Alina Starkov (Jessie Mei Li) la ragazza che impersonerà lo stereotipo dell’eroina dei romanzi Young Adult. Troveremo in lei un po’ di Bella di Twilight e un po’ di Catniss Everdeen di Hunger Games. L’accettazione di questo ruolo così stereotipato dipende molto dagli occhi dell’usufruitore della serie, tuttavia l’attrice si presta molto bene nel suo ruolo di mezzo sangue “Sho”, una razza orientale dagli occhi a mandorla.
Troviamo in lei la solita protagonista che combatte tra ciò che vuole fare e ciò che deve fare (essere/non essere) e ovviamente è contesa dai due uomini della storia che fanno anche da promotori della scelta stessa. Andando oltre questa dicotomia trita e ritrita dell'”Edward vs Jacob”, la trama si estende poi su di un aspetto molto peculiare che mi ha ricordato il gioco da tavolo Iron Kingdoms.
Passiamo infatti dal libro principale al primo spin-off “Sei di Corvi” magistralmente incluso all’interno della storia complessiva che ci proietta nella città malfamata di Ketterdam in cui un uomo di nome Kaz Brekker (Freddy Carter), proprietario del club dei corvi, riceve un’offerta cospicua per rapire la famigerata “evocatrice di luce”.
Con lui due co-protagonisti molto interessanti: Jesper (Kit Young), un pistolero con il vizio del gioco, e Inej (Amita Suman), un’acrobata del serraglio riscattata da Brekker per lavorare come spia. Qui ci troviamo di fronte a uomini consapevoli delle proprie abilità , che non hanno paura dei poteri dei Grisha ma sono quasi alla pari con loro attraverso la propria personalità e forza.
Le vicende girano tutto intorno ad una faglia di tenebra creata da un Grisha oscurato dall’avidità e dal desiderio, un campo dalla forma di un muro che ha diviso un regno in due parti, Est ed Ovest, che riescono a comunicare e scambiarsi merci solo attraverso delle slitte a vela che riescono, senza non poche perdite, ad attraversare questo fantomatico “Non Mare“.
La sua distruzione dovrebbe essere l’obiettivo della Evoca Luce, una figura leggendaria issata a santa portatrice di luce.
Tenebre e ossa come storia Young Adult
La meccanica degli young adult sembra un po’ forzata in questa ambientazione ed infatti la protagonista, nonostante molto brava nel suo ruolo, ricorda eccessivamente le figure sopra citate. Diventa così a volte piatta, a volte citazionista e complessivamente poco “evoca luce” nei suoi repentini cambiamenti di opinione.
L’attrice però fa del suo meglio sotto la direzione di Lee Toland Krieger a sua volta guidato da Eric Heisserer (Stranger Things). Ha una buona capacità attoriale e cerca di svincolarsi da quella maschera prestabilita della donna contrita o dall’eroina involontaria.
D’altra parte, il cast di Tenebre e Ossa non presenta delle star di livello mondiale, tuttavia li ho trovati perfetti per il ruolo che devono recitare. Il nostro amato principe Caspian (Ben Barnes) si muove nei panni dell’oscuro come se fosse nato per quel ruolo.
Le tenebre di Ben Barnes
Per chi ha seguito l’attore nel suo percorso, tengo a ricordare che ha interpretato molto spesso personaggi in pellicole fantasy. Vediamo il già citato principe Caspian in “Le Cronache di Narnia“, l’altrettanto conosciuto Dunstan Thorn in “Stardust” e un ruolo come protagonista nel film su “Dorian Gray“.
Il suo evocatore delle tenebre è un personaggio stratificato che deve rappresentare il fascino dell’oscurità nelle sue diverse valenze. Barnes riesce in questo obiettivo trasmettendo tutta l’ambiguità e le sfaccettature del personaggio che lo portano, a mio avviso, ad essere al primo posto in questa serie.
Stesso per Freddy Carter ed il suo Kaz Brekker. Convince fin dal primo momento nella sua interpretazione. La sete di avidità , la responsabilità di essere un capo ed il desiderio di vendetta verso il rivale criminoso Pekker. In quell’incedere zoppo troviamo perfettamente recitata la metafora e la chiave di volta del suo personaggio.
Un uomo con forti ambizioni ma frenato a volte da se stesso, a volte dalla sua sete di vendetta.
Tenebre e ossa vs i sei corvi
I personaggi di Ketterdam si distaccano dalla narrazione tipica del genere young adult e qui vediamo la storia brillare di originalità e di intuizione. Che sia forse il contrasto narrativo a renderla migliore o la mia innata insofferenza ai trittici amorosi, trovo però gli intermezzi con i Corvi molto più interessanti di quelli principali.
Vorrei inoltre segnalare nuovamente la capacità dell’autrice di rendere Grisha e Uomini comuni alla pari. Questo bilanciamento viene effettuato attraverso l’uso delle armi da fuoco, dell’astuzia o della saggezza e permette ai personaggi di combattere ad armi pari nonostante l’assenza di capacità ultraterrene. Veniamo quindi a questi strani Grisha, protagonisti della trilogia.
Se ad un primo impatto potremmo trovare una sorta di richiamo agli stregoni dei nostri giochi di ruolo tanto amati, dall’altro, troviamo in questo schema una base utile per etichettare facilmente personaggi attraverso i loro poteri.
Una moneta che ha due facce avverse però. Se da un lato può essere utile per descrivere personaggi secondari e comparse come un “inferno” o uno “spaccacuore“, dall’altro pecca di superficialità relegando alcuni personaggi ad “armi” o semplice carne da macello.
Gli umani normali sono anch’essi capaci di prodezze eroiche, simili a delle abilità speciali. Vediamo Mal Oretsev, un eccellente “tracciatore“, un uomo capace di scovare prede ovunque esse siano; Inej viene chiamata “spettro” più volte nel percorso per le sua abilità di sparire come un ladro tra le ombre; Jesper è un eccezionale pistolero e vediamo anche la scienza del Conduttore capace di dare filo da torcere alla controparte Grisha.
Tenebra e ossa e la sua estetica
Visivamente l’opera sfrutta tutti i mezzi moderni per rappresentare il peculiare mondo di Tenebre e Ossa. Buona parte delle location sono caratterizzati da colori saturi che tuttavia l’HDR10 del formato Netflix rende poco realistico per via della curva eccessiva. Troviamo quindi i colori caldi delle steppe, i freddi blu dei monti gelidi e i dorati di Ketterdam dove è l’oro che regna.
L’ottima computer grafica sostiene gli attori e le scenografie amalgamandosi molto bene con il contesto. I poteri solari della protagonista sono più evidenti ma ammetto che sono anche i più complessi da inserire su schermo.
La fotografia si focalizza molto spesso sui primi piani degli attori o sui dettagli delle singole parti del corpo come cicatrici e sguardi. Di sicuro, bisogna dare merito ai costumisti di aver fatto un lavoro esemplare nel rimodernare e contestualizzare gli storici abiti russi. Questi riescono a delineare un contesto storico e un’ambientazione lontana dai canoni occidentali a cui siamo abituati. I costumi delle scene a Ketterdam sono più comuni e simili a quelli tipici dell’Inghilterra del 1800. Fungono quasi da decompressione tra la realtà di tutti i giorni a quelli storici dello zarato.
Un’estetica complessa quindi che fonde i Balcani, la Russia e l’Europa in un crogiolo di etnie, costumi e religioni diversificate e amalgamate. Molto sicuro c’è ancora da vedere in futuro e sono particolarmente curioso nel vedere cosa ci riserverà questo adattamento nella seconda stagione.
Tenebre e ossa, il punto sulla serie
Racchiudere quest’opera in poche parole è facile ma i suoi difetti sono molto pesanti. È fatta molto bene, resa altrettanto bene ed il suo immaginario è peculiare in quasi tutti i suoi aspetti.
Il problema resta l’attaccamento al genere Young Adult che attraverso i suoi paletti rende un’opera, che si mostra terribilmente cruda e violenta, melensa e superficiale. Visivamente è accattivante e l’idea della sua ambientazione stimola ad accettare qualcosa di diverso dal tipico fantasy medioevale europeo.
Se riuscirete a sopravvivere a quel retrogusto Twilight-Hunger games, di sicuro riuscirete a scorgere una trama intricata e dei personaggi strutturati a regola d’arte. So che è difficile ma confido in voi e nel vostro spirito critico.
Pro:
- Ambientazione molto interessante
- Stregoni che usano la scienza
- Criminali fantastici e dove trovarli
Contro:
- Basta con questi Edward e Jacob/ Peta e Gale
- La sezione con i corvi è migliore della principale
- Full Metal Alchemist è comunque una spanna sopra