Tales From The Loop uno Sci-Fi Antologico – Recensione
Tales from the loop parte dalle illustrazioni di Simon StÃ¥lenhag, un’opera in 8 episodi a volte malinconica ma sempre toccante.
Quando si frequentano pagine di illustrazione o graphic design, capita molto spesso di imbattersi in opere particolari di cui l’artista è ignoto. Stålenhag è uno di quegli artisti. Le sue illustrazioni adornano il web silenziosamente ma, con l’arrivo della serie prodotta da Amazon, finalmente quell’opera avrà anche una mano.
La fantascienza è un tasto dolente. Negli ultimi decenni è stata seviziata dall’esplosione di sottogeneri dall’apporto narrativo quasi nullo. Post apocalittico, trash estetico, pessimismo cosmico e ribellioni robotiche hanno costellato la fantascienza come le stelle di Hokuto sul torace di Ken il guerriero, cicatrici nella nostra anima sci-fi.
Sapere della trasposizione seriale del libro illustrato di Stålenhag mi aveva lasciato dubbioso già nei mesi scorsi: le opere ispirate a questo genere di libri perdono in quanto a narrazione e a volte la stravolgono. Mi sono tuttavia rimboccato le maniche e immerso in queste circa 8 ore di serie.
Lasciandoci alle spalle altre serie omologhe, concentriamoci su questo progetto antologico distribuito in digital streaming su Amazon Prime Video. Gli 8 episodi sono diretti da registi diversi e tra questi vediamo Andrew Stanton , Charlie McDowell, Ti West e Jodie Foster . Questo cambio continuo ha dettato negli episodi alcune differenze a livello tecnico: il tocco personale dei registi, infatti, impatta sul ritmo e sulla narrazione a volte oltre misura. Malgrado ciò fortunatamente le peculiarità della serie vengono rispettate.
Tales from the loop: comparto fotografico
Una di queste è la fotografia, una bellezza estetica che sfiora il naturalismo documentaristico. Alcuni frame sembrano usciti da un documentario di National Geographic e mi hanno fatto rimpiangere di non avere una televisione 4k. L’opera originale di Stålenhag è prettamente visiva e il suo marchio di fabbrica è l’inserimento di innesti retro-futuristici in paesaggi naturali così da poter raccontare una storia unica. Questa peculiarità resta nella serie che cita alcune delle illustrazioni trasponendole in un live action molto realistico.
La serie quindi mantiene saldo il concept del libro conservando i ritmi lenti. Più di una volta alcuni episodi mi hanno fatto pensare alla lentezza della serie Dark ma con un risvolto positivo: la serie Netflix ha una narrazione lenta suddivisa in decine di ore, Tales from the Loop ha di base una narrazione antologica ristretta in un’ora d’episodio. Significa che, seppure si prenda il tempo per descrivere l’ambiente, i personaggi e le emozioni, non cade nella trappola del riempitivo che molto spesso ci fa sentire come se avessimo perso un’ora di vita.
Detto ciò, non tutti gli episodi hanno espresso il massimo potenziale, tre sono giù di tono e uno di questi è pericolosamente sul limite dell’inutilità . Si salvano in ogni caso per la fotografia anche se narrativamente non hanno nè capo nè coda. La trama è tuttavia ben strutturata nella sua interezza, i personaggi ricorrono in ogni episodio e l’ouverture del pilota dona un tocco di teatralità molto interessante.
Il Loop, questa agenzia che studia i misteri dell’esistenza situata sotto la città in cui si svolgono le vicende, ricorda un po’ l’agenzia in Fringe. La differenza è che qui non vengono minimamente spiegati i misteri che costellano i racconti. Tutto resta nebbioso e ammetto che ciò mi ha provocato un leggero fastidio, soprattutto per l’utilizzo di alcuni escamotage narrativi senza un senso logico. La tecnologia e il Loop però, non sono i veri protagonista delle storie, i racconti sono basati sui personaggi e il loro spettro emotivo. Tra tutti però c’è un fattore che ho gradito:
l’ottimismo che permea la serie
Nonostante i molti problemi che derivano dal vivere in un territorio in cui sbucano super tecnologie senza una chiara motivazione, i personaggi vivono le loro avventure con un senso di positività quasi zen. Provano emozioni discordanti, i drammi sono all’ordine del giorno, ma non cedono alle difficoltà . Cercano invece di sfruttare gli ostacoli a proprio vantaggio mettendo in moto una crescita psicologica e di riconoscimento di sé.
Nonostante qualcosa potesse essere migliorata, Tales from the loop è una serie godibile che piacerà a coloro che amano le ambientazioni peculiari. La fotografia meriterebbe un Emmy, ma lo stesso non vale per gli altri settori. Alcuni attori non sono riusciti a trasmettere lo stato d’animo, troppo impassibili per i miei gusti, mentre la narrazione, seppure nel complesso sia interessante, in alcuni episodi cede sotto il peso dei cliché e della inconcludenza.
Voto: 7