Platinum End – Recensione del manga
Dopo sei anni di pubblicazione, si conclude una delle opere più controverse del duo Obha-Obata: Platinum End.
Pubblicato a partire dal novembre 2015 sulla rivista Jump SQ di ShÅ«eisha e concluso nel gennaio di quest’anno, Platinum End è un manga nato della collaborazione di Takeshi Obata ai disegni e di Tsugumi Obha alla sceneggiatura, dopo le loro opere di punta Death Note e Bakuman. In Italia è stato pubblicato da Planet Manga.
Il ritorno di due degli autori più amati del panorama manga aveva suscitato grandissime aspettative. Death Note infatti, ancora oggi è ricordato come uno dei manga più riusciti di sempre, facendo scuola anche a opere più recenti, come The Promised Neverland (di cui trovate la recensione qui) che aveva attinto a piene mani dalla sua eredità . Un’eredità difficile da superare persino da propri autori originali.
Platinum End sarà riuscito nell’impresa? Vediamo quindi più in dettaglio il manga in questa recensione!
Platinum End, la trama
Mirai Kakehashi è uno studente delle superiori ormai disilluso dalla vita a causa di numerosi abusi. Egli infatti è orfano e vive a casa dei suoi zii che lo hanno sempre maltrattato. Quando decide però di farla finita buttandosi da un grattacielo, viene salvato dal suo angelo custode Nasse, che lo sceglie come candidato divino per gareggiare nella lotta per diventare il nuovo dio. Nasse concede a Mirai numerosi poteri per poter affrontare gli altri candidati in quella che è considerabile una vera battle royale divina. I suoi nemici saranno numerosi, ma non ti tutti sono come Mirai se li aspetta. Solo uno diventerà dio, mentre tutti gli altri devono soccombere.
Già dalla trama, si intuisce come Platinum End si presenta come un prodotto nato dalle ceneri dello stesso Death Note, sia a livello stilistico che di espedienti narrativi. Sebbene siano presenti più scene d’azione, le battagli psicologiche che hanno caratterizzato il suo “fratello maggiore” sono senza dubbio una parte importante della fitta sceneggiatura.
Caratteristici sono sicuramente i disegni di Obata, che diventano sempre più accurati e spettacolari, con un uso dei colori più vividi e luminosi. Ogni personaggio infatti è caratterizzato da un colore diverso che in parte ne indica il carattere.
I personaggi
Il vero punto debole dell’opera però, sono proprio gli stessi personaggi. Se Light Yagami, giovane genio ammirato da tutti i suoi coetanei, puntava a innalzarsi a dio di sua spontanea volontà , Mirai Kakehashi invece è debole e remissivo, e si troverà in mezzo a una vera e propria guerra che ha lo stesso scopo. Entrambi sono aiutati da dei “guardiani”, ovvero Ryuk, lo shinigami che fa dono casualmente a Light del Death Note, e Nasse, angelo custode che dona volontariamente i suoi poteri a Mirai per permettergli di vincere. Due facce della stessa medaglia, con l’unica differenza che Mirai manca del carisma necessario al ruolo di “protagonista”.Â
Anche i personaggi secondari risultano poco interessanti e nessuno di loro riuscirà a fare veramente breccia nel cuore del lettore. Il difetto più grande probabilmente è che non si riesce a empatizzare del tutto con nessuno di essi, per via delle scelte (spesso) discutibili.
Se però gli umani risultano essere la parte più debole dell’opera, gli angeli invece sono ben caratterizzati. A differenza degli shinigami, di cui le vite degli umani non sono assolutamente di loro interesse (da scombussolare solo per mero divertimento), Nasse e gli altri angeli saranno sempre presenti e spesso decisivi nelle scelte dei nostri protagonisti, oltre ad avere voce in capitolo nella vita delle persone che stanno proteggendo.
Conclusioni e considerazioni
Purtroppo, Platinum End è un manga che non ha il coraggio e lo spessore necessari a diventare davvero memorabile. Pur mettendo in scena tematiche importanti e che possano far riflettere, gli autori non riescono a dargli la giusta profondità emotiva per entrare davvero in sintonia con l’opera. Godibile senza dubbio, ma si poteva fare molto di più.
Consigliato se cercate manga leggeri e senza pretese, ma se avete letto e apprezzato Death Note in passato potreste rimanere delusi.