Kintsukuroi, la cura dell’anima in Giappone
Il Kintsukuroi è una dottrina nipponica che mira a riparare le crepe del proprio spirito.
In realtà il Kintsugi, o Kintsukuroi, è l’antica arte di riparare gli oggetti in ceramica con oro o argento liquido; infatti il significato letterale del termine è “riparare con l’oro”. Ma si sa che i giapponesi prendono tutto con molta filosofia. Questa non è solo una pratica, col tempo è diventata un orientamento di vita da applicare alla propria interiorità.
L’Occidente vive un momento di assoluta accelerazione, in cui sembra non esserci possibilità di prendersi il proprio tempo e così il pessimismo dilaga. Se qualcosa si rompe, anche incollandola, rimangono crepe ben visibili, impedendo all’oggetto di tornare come prima. Allo stesso modo per le ferite interne del nostro spirito che, pur rimarginandosi, restano tangibili in superficie e vengono richiamate ai nostri sensi molto spesso.
Problema della società o della storia? Forse di uno, forse di entrambi, ma ciò che conta è come tenere insieme la nostra individualità.
Forse il Giappone ha trovato una soluzione alle spaccature dell’anima?
Kitsugi, cos’è e come è visto in Giappone
Nel Paese del Sol Levante queste crepe sono viste in modo assolutamente positivo. I difetti e, appunto, le ferite che si formano nel proprio animo devono essere guardate come un segno di ciò che si è diventati, come stimolo per crescere e migliorarsi. Fare pace con se stessi e con le proprie ferite passate è un modo per rimettersi in carreggiata e riprendere in mano la propria vita. Sicuramente tali incrinature saranno visibili per sempre, ma ognuno di noi deve essere capace di trasformare queste imperfezioni nella propria bellezza, sia internamente che esternamente. La concezione di questo pensiero è che da una cosa rovinata e mal messa possa nascere una nuova opera d’arte e che da essa stessa possa fiorire un nuovo tipo di bellezza che possa dare fiducia e sicurezza, fisica e mentale. È dall’accettazione dell’imperfezione che si può spiccare il volo.
Kintsukuroi, origine della tradizione
Il Giappone è fortemente influenzato dal proprio passato e dalle proprie tradizioni, e anche in questo caso non si smentisce. Secondo la leggenda, la pratica del Kintsukuroi vede l’alba nel quindicesimo secolo, quando la tazza da tè di Ashikaga Yoshimasa, ottavo shogun degli Ashikaga, si ruppe. Così gli artigiani la ripararono con la resina d’oro aumentando il valore dello stesso oggetto e donando allo shogun una tazza completamente diversa nella bellezza e nell’unicità. Non si sa se questa sia una storia vera o solamente una leggenda, ma da qui è evidente che la pratica del Kintsukuroi si tramanda da moltissimo tempo.
Questa breve storia è la metafora perfetta per capire come le spaccature della nostra anima siano anche un’occasione perfetta per donarci nuovamente al mondo in un modo differente da prima, in un modo che rimane certamente unico.
Da tale filosofia è chiaro come tutto il male e la negatività che esistono portano inevitabilmente anche il buono e la positività. Accettando il bene che viene dal male è davvero possibile fare la differenza per se stessi.
Paolo Gabriele De Luca