Kaiba, recensione dell’anime di Masaaki Yuasa
A partire dagli anni ’70 il Giappone ha sempre prodotto una grande varietà di anime e manga, un lungo e prolifico percorso scandito dal cambiamento della società.
Tanti sono gli autori del Sol Levante ad essersi cimentati nella creazione di opere dai più svariati generi e stili. Proprio in questo vasto panorama è doveroso parlare di un uomo dotato di un tratto e di una visione molto speciali, che merita di essere scoperto e riconosciuto: Masaaki Yuasa.
Pubblicato tra l’aprile ed il luglio del 2008, vede la luce “ Kaiba” , la seconda opera originale scritta e diretta da Yuasa. Famoso al pubblico per essere il regista di Devilman Crybaby e The Tatami Galaxy.
Animato dallo studio Madhouse, ha riscosso grande successo dalla critica, vincendo il premio d’eccellenza nella categoria “Animazione” al Japan Media Arts Festival.
La serie è composta da 12 episodi fruibili gratuitamente sulla piattaforma di streaming on demand “VVVVID”. Scopriamolo in questa nuova recensione di Nerd30.
Kaiba, trama dell’Anime
In Kaiba ci ritroviamo catapultati in un mondo futuristico, all’interno del quale è stata inventata una tecnologia in grado di estrarre e trasferire i ricordi di una persona in un chip, che può essere poi inserito in un altro corpo.
Questo sistema apre infinite possibilità fino ad allora sconosciute, come: modificare, alterare o, addirittura, rubare i ricordi. Mentre con i corpi intercambiabili la morte fisica viene totalmente privata del suo significato originario.
In questo mondo vi è una grande disparità sociale. Infatti il sistema è a totale vantaggio dei ricchi: solo loro possono permettersi di acquistare nuovi corpi e cambiarli a piacimento per soddisfare i loro desideri o allungare le loro vite, mentre i più poveri sono costretti a vendere i propri corpi o pezzi di ricordi per poter andare avanti.
Ed è proprio in questa realtà che, un giorno si risveglia Kaiba, il protagonista della storia.
Il giovane si ritrova di punto in bianco all’interno di una stanza vuota, privo dei suoi ricordi, con un misterioso buco nel petto ed un medaglione contenente l’immagine di una donna sconosciuta.
Da qui inizia la sua avventura attraverso i diversi pianeti di questo strano universo, per scoprire qualcosa sulla sua identità ed il mondo che lo circonda.
Valenza sociale e psicologica dell’opera
L’autore va a toccare diverse tematiche dalla portata considerevole come: il rapporto corpo/anima; crisi esistenziale; disuguaglianza sociale; perdita di valori; spersonalizzazione; perdita della totale privacy nella rete; consumismo; amore ed identità sessuale; intelligenza artificiale; progresso ed evoluzione.
La scelta di Yuasa di trarre ispirazione all’Astro Boy di Osamu Tezuka espande i confini dell’opera oltre all’aspetto artistico di sperimentazione. L’autore cerca, quindi, di formare le nuove generazioni sotto un punto di vista educativo.
La distopia ha proprio il compito di mostrarci che tutti gli avvenimenti presenti in queste opere di fantasia, in realtà, non sono poi così lontani dalla nostra società attuale.
Perché Kaiba funziona? Perché fa leva sulle emozioni umane, quelle vere, genuine, che smuovono le nostre azioni. E’ impossibile non provare empatia con i personaggi della storia, tutti caratterizzati benissimo ed estremamente reali. Preparate una buona quantità di fazzoletti.
Un anime dalla grande potenza e maturità, nella sua semplicità stilistica. Una piccola perla dell’animazione giapponese, in grado di scaldare il cuore e rimanere nella memoria di tutti coloro che decideranno di guardarla.
Federica Curcio