Beastars, la recensione
Beastars, anime originale di casa Netflix prodotto dalla Orange Production.
Un piccolo diamante nella programmazione della nota piattaforma streaming, concepito a partire dal manga omonimo di Paru Itadaki, vincitore di numerosi riconoscimenti, come: il premio Kodansha (2018), il premio culturale Osamu Tezuka e il Premio Manga Taishō. Una sfida, quella accolta dal team della casa di produzione, per non disattendere le aspettative del pubblico su di un’opera giovane e piena di punti di forza. Sfida che non ha disatteso le aspettative, dandoci il gusto di 12 episodi da “divorare” tutti d’un fiato. Ma procediamo per gradi, compiamo un passo indietro e inoltriamoci nel mondo di Beastars in questa nuova recensione di Nerd30.
Beastars, la trama
L’ambientazione apre le porte nella scuola superiore Cherryton, in un mondo popolato da personaggi antropomorfi. L’istituto dove si svolge la storia vuole essere il luogo di pacifica convivenza tra erbivori e carnivori. Qua, infatti, gli istinti dei predatori sono repressi: essi non possono mostrare le zanne, mangiano solo il cibo che imita la carne, ma che di fatto ne ha solo l’apporto nutritivo, e devono evitare per quanto possibile episodi di violenza.
Ma istinto e paura sono sentimenti forti che ben si fanno sentire nella narrazione. Così è delineata sin dal primo episodio la violenza intrinseca dell’opera: l’omicidio dell’alpaca Tem che, divorato da un altro compagno di quella stessa scuola, getta un alone di crepitante paura tra gli studenti del liceo.
Beastars, i personaggi
Ed è in questa atmosfera tesa che i protagonisti della storia incontrano i propri passi. Un lupo grigio (Legoshi) e una coniglietta nana (Haru), un carnivoro e un’erbivora, la fame repressa e la caparbietà indifesa. Legoshi è in continua lotta con il proprio istinto ferale, alla ricerca delle risposte a quelle domande sulla sua attrazione per una piccola creatura fragile come Haru. Dall’altro lato, un’anima oppressa che, timorosa di morire, agisce senza avere nulla da perdere oltre la propria stessa vita.
Nella storia, altri ruoli importanti saranno ricoperti da personaggi chiave per la narrazione. Rouis, cervo rosso simbolo di rettitudine e modello per gli studenti della Cherryton, in corsa per la carica di Beastar (riconoscimento dello studente più influente della Cherryton). Bill, una tigre del bengala che, al contrario di Legoshi, non riesce a reprimere totalmente i suoi istinti ferali. Juno, una lupa grigia che sarà l’interferenza tra i nostri personaggi. All’esterno dell’istituto, il mondo gira in tutt’altro modo: esiste la corruzione più sfrenata, il mercato nero ove acquistare carne di contrabbando e la criminalità organizzata.
Il finale rivela la vera natura di ogni personaggio: il coraggio, il terrore della preda, la rabbia famelica. Lasciando un po’ perplessi in alcuni casi.
Ambiente tecnico e colonna sonora
L’anime si apre con una opening esplosiva: Wild Side della band giapponese Ali. Un pezzo Funk/Jazz che ben si abbina al video in stop-motion che raffigura la piccola Haru e Legoshi in un’alternanza tra giorno e notte. Un ballo di giorno, l’attrazione, il sorriso di due animali che appartengono a mondi opposti.
La notte rappresenta il lato oscuro e più primitivo: il coniglietto scappa, in preda al terrore, mentre il lupo si abbandona ai suoi istinti. Creativa, in linea con la storia e le personalità dei personaggi principali.
Per quanto riguarda le animazioni, sono ben curate, con minimo disturbo dovuto a cell shading, ovvero l’utilizzo di modelli disegnati in 3D e non a mano. Ottima qualità, capace di trattare con efficacia anche scene più spinte o crude.
Commento finale Beastars
Beastars è l’esclusiva Netflix che non ci aspettavamo. Una società che è il doppio antropomorfo di ciò che viviamo: c’è chi fugge e chi viene rincorso. Chi sbrana e cerca di sopravvivere. Molti collegheranno l’opera a Zootropolis di casa Disney, gli stessi che potranno apprezzare l’anime di Paru Itagaki (se maggiorenni).
Il finale è aperto, rivolto ad una seconda stagione. Forse troppo affrettato, dopo la serie di eventi che ci hanno portati ad esso. Nel complesso, ci sono chicche geniali (la scena della gallina antropomorfa e le uova della mensa) che vi lasceranno perplessi e incuriositi allo stesso tempo.
Miriam Caruso